Stiamo assistendo ad un’inarrestabile sequela di danneggiamenti e lutti che martellano il Paese in tutta la sue estensione.
La natura “maligna” ci sta tormentando con il potente ritorno di fenomeni atmosferici che fanno breccia nelle crepe prodotte da una distratta e superficiale programmazione che ha generato una cementificazione selvaggia.
Secondo il nostro costume siamo in attesa che qualcun’altro: Renzi, le Istituzioni, la Protezione civile o chi sa chi vengano in soccorso.
L’Italia siamo noi e dobbiamo cominciare per primi secondo l’antico proverbio “aiutati che il ciel ti aiuta” e ricordare che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
Il trattamento che la Politica ci ha riservato considerandoci “sudditi” anziché “cittadini” ha tolto a molti la voglia e anche la possibilità di vigilare su quanto viene realizzato a possibile discapito dell’interesse generale, per insipienza o per interesse privato.
Ė possibile recuperare, interiorizzando il concetto che le regole, che ci siamo dati democraticamente, sono a salvaguardia di tutti soprattutto dei più deboli. Se si continuerà a credere che le regole debbono valere solo per altri e che possono essere disattese quando diventano scomode, non diventeremo mai un Paese credibile ed affidabile.
“Alterius non sit, qui suus esse potest” (Paracelso)
