Stallo !

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Ora i cittadini tutti guardano un po’ spaesati a Mattarella e Cottarelli interrogandosi sul futuro. Ed hanno difficoltà a capire anche perché le analisi di chi dovrebbe aiutare la comprensione sono viziate da pregiudizio ed interessi di parte. Una volta nello scontro politico si affrontavano progressisti e conservatori, lavoratori e padroni, braccianti e latifondisti, possidenti e proletari. Nella società attuale tutto si è un po’ confuso ed il confronto si è spostato. Le nuove categorie che si confrontano sono gi appartenenti e affiliati ad un centro di potere e gli altri.

Ed i centri di potere sono tantissimi!!!!
Ognuno di noi può farne un elenco corposo che varia, a seconda delle esperienze individuali.


Vanno abbattuti tutti? Certamente no!
E allora?

Di Maio ed i suoi si erano presentati agli elettori con la proposta di cambiare il paese e su questo avevano fondato il loro successo elettorale.
Cambiare il paese! Tre semplici parole ma quanto ardue da realizzare! In tanti, senza dichiararlo cosi apertamente, ci hanno provato, da Napoleone a Renzi passando per Garibaldi, Cavour, Mazzini, Giolitti, Mussolini, De Nicola, Spinelli, Andreotti, Moro. Berlinguer, Segni (Mario), Bossi, Berlusconi, Prodi.

Nessuno ci è mai riuscito, ma non perché sia impossibile!

È che per raggiungere il risultato è necessaria la collaborazione di molti in contrasto con i molti cui lo stato attuale sembra ottimale.Un confronto tra progressisti e conservatori che sarà aspro, lungo e doloroso, come ogni scontro per il potere. Perché il potere è portatore di benessere per chi lo detiene e il cambio di mano comporta la perdita di vantaggi e privilegi.
Non sono sufficienti i voti per riuscire, anche se sono necessari per avviare il processo. Poi servono tenacia, abnegazione, intelligenza, senso della misura, opportunismo, pazienza dando per scontato che le opposizioni saranno molte e feroci.
Non si capisce, o forse è evidente, perché si è preferito rinunciare piuttosto che accordarsi sul nome di un ministro dell’economia.


Ogni progetto che nasce vede durante la realizzazionie variazioni in corso d’opera che possono essere anche stravolgenti rispetto alle premesse. Rinunciare a partire è una dichiarazione di resa incomprensibile!


Renzi che si era presentato come un motore inarrestabile del cambiamento aveva avuto una brillante intuizione: Rottamare!


Non le persone ma il metodo era l’obiettivo da perseguire: il metodo della appartenenza piuttosto che la competenza, delle intenzioni più dei risultati, della irresponsabilità diffusa.


Il cambiamento è indispensabile per rimanere al passo in un mondo globalizzato e per ottenerlo e necessario dotarsi oltre che di buona volontà anche di strumenti e preparazione specifica.


Mi sono chiesto più volte discutendo con gli amici dove stesse realmente il potere in Italia. Negli uomini che occupano le istituzioni? Nel capitale? Nell’opinione pubblica? Nel sindacato? Nei partiti politici? Nella burocrazia? Forse in tutti e nessuno; forse nel tacito accordo tra questi per mantenere l’equilibrio delle cose a danno dei cittadini che troppe volte vedono negati i loro diritti.


Hanno chiesto con innegabile chiarezza e determinazione un sistema elettorale uninominale. A distanza di 25 anni dal referendum con cui fu chiaramente scelto il maggioritario uninominale ancora moto poco è stato fatto in tal senso. Anzi!


E che significa cambiare il Paese! Se esiste, quale’è l’obbiettivo?


Chiunque si occupa di miglioramento della qualità nelle aziende sa bene che è un processo senza fine, che l’obbiettivo di oggi non è altro che il punto di partenza di domani e che nel cambiamento non conta tanto la meta, quanto il percorso e quanto durante il cammino i partecipanti riescono ad aprire la mente e l’animo al nuovo che si vuole raggiungere.


Non è cambiando leggi elettorali o organizzazione e forma delle istituzioni che si genera un miglioramento, ma tenendo ferma la volontà di progresso, trovando dove è possibile le risorse, e ricordando sempre che indispensabile rispettare e far rispettare le regole che sono alla base della convivenza civile .

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  1. Niente da obiettare, ma siamo finiti molto lontano ormai. L’ignoranza e l’incompetenza, la superficialità, l’eccessiva esposizione mediatica che qualunque imbecille può conquistarsi sulla rete, sono tra i fattori che ci stanno traghettando fuori della comunità europea senza la quale la nazione Italia non esiste. Il nostro debito non ci consente di alzare la voce in Europa, come vorrebbero i nostri giovani Masaniello. Essere bravi cittadini che lavorano e pagano le tasse, non basta di fronte ad un sistema paese che non riesce a debellare mafia, camorra, evasione fiscale, corruzione del pubblico e del privato, rispetto delle regole. La democrazia incompiuta di cui parlava Reichlin e più che mai sotto gli occhi smarrimti di noi tutti, costretti a sentire sproloquiare tutti, con la falsa promessa che 1 vale 1, con le assurdità di promesse buone per la pancia degli arrabbiati/ignoranti, dei nullafacenti, degli evasori totali, di chi aspetta l’uomo forte che risolverà ogni problema. Mentre Cina e Usa combattono le guerre sui dazi, noi ascoltiamo le bizze dei nostri due presunti vincitori, sperando che l’orrido Berlusconi, badando alle sue aziende, non mandi il paese in default!

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